lunedì 26 dicembre 2016

L'ultimo guardiano.

Sono passati molti anni dall'annuncio di The Last Guardian. Inizialmente previsto per PS3 ha subito numerosi ritardi arrivando ad essere considerato un progetto irrealizzabile. Dalla mente di Fumito Ueda, autore degli indimenticabili ICO e Shadow of the Colossus, ci si aspettava grandi cose sin dall'inizio, ma sarà per limiti tecnici della piattaforma, sarà per altri motivi a noi sconosciuti, i rinvii si sono susseguiti e l'attesa per questo gioco è andata affievolendosi anno dopo anno diventando quasi timore nell'andare a scoprire cosa un progetto tanto travagliato potesse essere diventato. E' proprio con questi pensieri in testa che ho iniziato a giocare, trovandomi di fronte una storia, tanto semplice nella sua natura, quanto potente da vivere. Andiamo ad approfondire quello che ho trovato.

Il gioco inizia in modo misterioso. Un antico manufatto spunta dal terreno e l'ombra di qualcuno si staglia su di esso. Un attimo dopo ci risvegliamo in una grotta nei panni di un bambino che parla una lingua sconosciuta. Accanto a noi una enorme e strana creatura ferita e legata con una catena.
E' Trico, la bestia mangia-uomini, come lo definisce il protagonista durante le brevi descrizioni sottotilate, a metà tra una narrazione tradizionale e il racconto autobiografico. E' così che si conoscono i due. Muovendo i primi passi per comprendere e aiutare Trico saremo portati ad esplorare e capire cosa fare per avanzare nel gioco. Le prime ore di gioco fungono da tutorial ed è talmente ben integrato nello svolgersi delle azioni che quasi non ci si accorge. Ogni tanto ci viene dato qualche suggerimento ma più si va avanti più si viene lasciati a noi stessi e solo osservando attentamente gli ambienti è possibile intuire come proseguire.

Una volta usciti dalla grotta scopriremo di trovarci in un luogo strano e sconosciuto. Alte strutture e templi in rovina sono presenti dappertutto. L'aria che si respira è magica e affascinante. Trico ci segue e grazie alla possibilità di chiamarlo possiamo provare a dargli qualche ordine. Ma la verità è che per la maggior parte del tempo Trico sembrerà avere una propria volontà. Si comporterà ed agirà proprio come un animale vero. Reagendo alle situazioni e alle azioni del giocatore. La sua intelligenza articificiale è una vera e propria eccellenza tecnologica. Spesso basterà rivolgere la camera nella direzione giusta e lui guardandosi attorno capirà cosa fare per proseguire. A volte ci sono delle incomprensioni ma questo, che sia voluto o no, riesce a rendere più verosimile il suo comportamento.
Il protagonista tra le altre cose può arrampicarsi, appendersi, anche su Trico stesso, raccogliere oggetti e lanciarli, abbassare leve o spingere e tirare casse di grosse dimensioni. Gran parte delle interazioni ruotano attorno a queste possibilità. Dove non arriva lui, può arrivare Trico e viceversa.
I due dovranno quindi collaborare per affrontare i vari puzzle ambientali nel tentativo di sopravvivere ai pericoli e trovare una via di fuga da questo luogo sperduto.


E di pericoli i nostri eroi ne incontreranno molti, a partire dalle armature magiche che proveranno a catturare il bambino e portarlo via con la forza. Questi nemici fungono da sentinelle e sono in grado di lanciare particolari incantesimi che debilitano il protagonista. L'unico modo per contrastare il loro effetto è premere i tasti indicati a schermo sotto forma di rune fino a che l'effetto non svanisce. E poi dimenarsi perchè lascino la presa potendo così allontanarsi e guadagnare distanza. Solo Trico è in grado di abbatterle definitivamente ma alla fine di ogni scontro bisognerà prendersi cura di lui estraendo dal suo corpo le eventuali lance infilzate e accarezzandolo per calmarlo.

Oltre ai commenti del protagonista il grosso della storia è sostanzialmente raccontato da 2 o 3 cutscene in tutto. Vista la brevità dell'esperienza sarebbe stato interessante spezzettare le rivelazioni in modo da creare più coinvolgimento. Così invece ci sono lunghe fasi di interazione e esplorazione dove tutto ruota attorno all'intesa che si sviluppa tra il bambino e Trico. Da questo punto di vista in effetti la scelta è azzeccata. Gli autori hanno voluto rendere questo aspetto il fulcro dell'esperienza piuttosto che la storia in sè. Infatti le spiegazioni a molti dei misteri sono lasciati all'immaginazione dei giocatori che rimarranno con un misto di curiosità e delusione per la voglia di sapere tutto di quel mondo così unico e affascinante, in grado di incuriosire semplicemente per quello che vediamo durante l'esplorazione degli ambienti di gioco. Ma è sempre stato così anche per i precedenti giochi di Ueda. E' il pregio e allo stesso tempo il difetto maggiore, se così si può definire, delle sue produzioni.


Artisticamente è stata fatta una scelta particolare. Accanto alle ambientazioni molto realistiche e alla realizzazione dettagliata di Trico e del suo piumaggio troviamo il protagonista, e in generale gli umani, disegnati in un particolare Cell Shading. Tecnicamente ci sono moltissimi dettagli davvero notevoli. Il sistema fisico che gestisce ogni cosa è molto ben fatto e l'inteligenza artificiale di Trico è quanto di più avanzato si possa trovare sul mercato, come accennato in precedenza. I comportamenti e le reazioni creano empatia tra il giocatore e l'animale riuscendo proprio in questo modo a impressionare, per quanto ci si sentirà coinvolti emotivamente. Le movenze e le animazioni sia del bambino che di Trico sono molto elaborate e dettagliate conferendo al gioco quel sapore moderno e credibile ottenibile solo grazie alla cura e alle tecnologie più avanzate.


I controlli sono particolari e anche la scelta dei tasti è rimasta ancorata a un modo di fare giochi di due generazioni fa. Ci si fa l'abitudine dopo poco sia chiaro ma mi chiedo se scambiando un paio di tasti non si sarebbe riusciti a rendere le cose un po' più moderne. La telecamera poi tenderà sempre a inquadrare Trico se rivolta verso di lui e alle volte in spazi stretti e vista la grandezza dell'animale questa può creare qualche problemino.


Accanto a tante altre cose positive si nota ancora di più, per contrasto, una sciocca nota dolente. Paragonata al resto del gioco, infatti, l'interfaccia è sicuramente l'aspetto meno curato. I menu e i sottotitoli sono molto semplificati e messi lì senza neanche un impaginazione corretta o un font ricercato. Per fortuna non è troppo invasiva e per la maggior parte del tempo a schermo non ci sarà nulla però non gli sarebbe costato niente dedicarsi un po' di più a questo aspetto e con minime accortezze renderlo più accattivante e coerente con il resto.


Dopo circa una decina di ore sono giunto ai titoli di coda. La lacrimuccia scende. Ho la testa ancora piena di domande ma sono piuttosto soddisfatto. L'avventura è stata breve ma intensa e resta la voglia di saperne di più di quel mondo. Dovrò invece accontentarmi perchè questo è tutto ciò che ci hanno voluto offrire. L'unica cosa che posso fare è rigiocarlo, guardare con maggior attenzione quelle imponenti strutture, quei precipizi e quei ponti in legno e metallo, cercare di capire ancora meglio quello che raccontano. Si torna al menu principale e la sola scritta "Continua" è lì per dirci che la magia non è finita. Si ricomincia, Trico ci aspetta e resterà nel cuore dei videogiocatori per gli anni a venire. Fumito Ueda e il suo team sono riusciti nell'intento. Hanno creata una nuova magica fiaba dal sapore moderno e allo stesso tempo malinconico. Quella malinconia di chi giochi fatti così non ne vedeva da molto tempo. Grazie.

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